Cornice cieca

Quando si procedeva a “punti” i collezionisti e i galleristi della fine dell’800 e dei primi del ‘900, se non sino alla metà del secolo, sapevano che a 1, 2, 10, 15 punti corrispondeva già una cornice pronta, già fatta, bastava indicare se paesaggio o figura. Il mercato era “in mano” ai corniciai che intagliavano, intarsiavano la cornice ancora prima del quadro.

 

Quelle modanature allineate orizzontalmente, strutturate, aggettanti, sarebbero state il coronamento di un dipinto.

 

Ma se la cornice nasce prima e non conosce, o non può vedere, il dipinto perché non può vivere da sola? È lei stessa l’opera?

Non è una cornice vuota, magari deloca la traccia sul muro di un’altra cornice, ritaglia l’aria, rimanda ad uno specchio privato dallo sguardo, uno schermo bianco o nero. Un vuoto pieno di vuoto.

 

La cornice è il dipinto, è il quadro, è l’opera.

 

La cornice di legno variamente decorata e sagomata inquadra solo se stessa ed è quadro proprio perché… dovrebbe “inquadrare”. Nel contemporaneo si è usata una valanga di “senza titolo”, “senza  rappresentazione”… sino a “senza cornice”; ora invece si può anche dire “senza quadro”, privo di quadro in quanto è la cornice  che si… dipinge, che si presenta rappresentandola. Una cornice non usata perché già cosificata. Una cornice che ha memoria solo di sé, una cornice cieca che non protegge, non guarda e non vede la tela che non c’è.

 

Un palcoscenico senza attori se non il sipario bianco.

 

La cornice è affetta da cataratta e può toccare, mai vedere, la propria tela che dovrebbe incorniciare.

 

Concetto Pozzati 2010

 

 

Il ciclo completo comprende tele, pirografie, sagomati, dittico di cm. 200×600 per un totale di circa 90 opere, più altrettante opere su carta.