Occupato

1876 in America Alexander Graham Bell depositava domanda di brevetto per la trasmissione della voce. Lo stesso giorno Elisha Gray presenta analoga domanda (il ricevitore era già “occupato”).

 

Ci fu un processo nell”88; la Corte degli Stati Uniti decretava che il telefono Bell dovesse chiamarsi Meucci che aveva già fatto domanda cinque anni prima e nel 1872 presentava l’invenzione. C’erano già un bell’ intreccio di fili e vibrazioni.

 

Gli organi: trasmettere e microfono; ricevitore, suoneria. Ma anche Edison studiò un trasmettitore.

 

Gli apparecchi telefonici sono da muro, mobili, da tasca, senza filo intercomunicanti, a batteria, portatili, da tasca privi di filo.

 

Quanti telefoni e quante comunicazioni, quante parole senza… filo. Quanti telefoni, quante comunicazioni. Quanti intrecci, quanti occupati.

 

Vorrei “scomunicare” più che comunicare, una comunicazione che è tutta equivalente per flusso informativo.

 

É vero che la comunicazione riunisce l’allontanamento e crede nell’unificazione. Vorrei, però, comunicare il mistero, il nascosto, il non detto. Vorrei che tutti i telefoni fossero occupati per non dover cercare più abbracci virtuali.

 

Vorrei telefoni muti, che gracchiano un suono sempre uguale e intermittente (occupato). Non vorrei più diffondere, estendersi ma disinteressarti e ritirarsi dal colloquio perché tutto è occupato, non libero, lasciato, sottratto. Non voglio rivelazioni ma “velazioni” silenziose invisibili, se non introverse. Sono per l’incomunicabilità, per l’”intrasmissibilità”, per il tacito per lo scollegamento.

 

Tutti, ormai, tentano l’occupazione ma sono dis-occupati perché tutto è già… “occupato”, nessuno è… raggiungibile e nessuno ti risponde.

 

 

Concetto Pozzati

Dicembre 2012