tempo sospeso

Tempo sospeso, tempo fermo, intervallo, temporalità; non si vuole essere più condizionati dallo scandire delle ore, da un continuo misurabile.

Il tempo è interminabile ma scelgo solo “or ora” come una clessidra senza sabbia, senza tempo. Non voglio più misurare le ore, la giornata, anche perché sarebbe dilaniante (è dilaniante) sapere che la vita perde ogni ora la sua esistenzialità.

Non voglio essere sincronizzato; non voglio essere schiavo delle lancette (le dipingo per obliterarle). Esiste una dittatura dell’orologio che caratterizza la mia esistenza. L’esistenza del tempo e la sua problematica è una “componente costitutiva dell’esistenza” (Heidegger).

 

Bisogna appropriarsi del tempo, fermarlo, per poter capire il senso “autentico del passato” se non la sua “irreversibilità”.

 

Non il prima e il poi ma il qui, sospeso e fermo, il silenzioso profondo anche se di volta in volta.

Un tempo da “natura morta” s’incontra con il tempo della pittura, una pittura del con-tempo, un tempo esecutivo, un tempo del fare. Non voglio sussistere da quando a quando, ma desidero fermare la locomotiva, fermare l’ora per essere nel mondo senza appuntamenti, assurdamente (ingenuamente) atemporale.

Sono davanti ad un tempo presente che non produce ore nuove ma semmai, in quanto fermo, mi parla del passato, di un “essere stato”.

È meglio utilizzare questo intervallo e usare il tempo come presenza.

 

Il paradosso è che l’atemporalità del presente è il mio tempo reale.

 

Posso raccontare un tempo fermo?

 

Dialogante in “fermo” silenzio.

 

Non si va e non si viene.

 

Col tempo fermo, sospeso, non si ricomincia ma si comincia finendo, non si anticipa né si posticipa: tutto è immediato.

Perché andare addietro al tempo, o dietro, e non dentro anche se il fallimento è inarrestabile e, ovviamente, inadeguato.

Demandare il tempo attraverso il suo strumento.

Captare ogni rumore di un orologio fermo… percepire la presenza di “ogni ora” anche se… immobile.

L’ora non viene più esibita ma la destinazione non è più ignota perché non incontro più gli sguardi vuoti delle ore.

 

Il tempo è sospeso perché non esiste un futuro.

 

Ma mi chiedo: ho perso tempo o ho perso il tempo?

 

 

Concetto Pozzati  2008