torture

Tutte le invasioni sono barbariche… le indicibili torture non scuotono solo le coscienze… si fanno anche sulla nostra pelle. Un crimine nel crimine, disumano… è la peste che illegalmente ci affligge.

Sevizie brutali e crudeli. Un giovane urla bendato… cani e belve che si agitano vicino al corpo… un uomo nudo incappucciato anche lui mascherato. Le sevizie continuano. Sto disegnano (provo a farlo) lo scempio. Tutto color terra, viola la figura centrale, nero il torturato. Grande forbice sulla testa. Forse troppo “letterario”, troppo descrittivo… Riuscirò a far riconoscere il mio stile-mestiere? Devo ridurre la brutalità come processo ma non rinunciando ad essere… Pozzati… anche se la barbaria non è nel mio “cilindro”.

Non posso più aggrapparmi né all’ironia né all’eleganza… è catastrofico, inquietante, tragico e le figure nascono da un nero ferroso.

Due grandi quadri che non apriranno un ciclo lungo perché queste barbarie viste su i media devono non essere più viste anche se saranno solo occultate.

Un’altra figura bendata (il torturatore), un manichino privo di braccia con cappuccio che gli fa da barba; in mezzo una specie di burattino nero su un piedistallo con fili elettrici che gli scendono dalle mani/segnali. Ancora forbice bianca/freccia/pugnale.

Ne provo un altro più piccolo: tutto di pelle-cuoio pirografato.

Sento l’odore della pelle che brucia col pirografo… è nauseante… tatuaggio demoniaco. C’è sempre il ragazzo che urla, un altro inginocchiato, una scimmia, un’altra belva, una testa quasi teschio, un pupazzo dai denti lunghi… tutto sovrapposto, il segno inciso sulla pelle confonde le forme… si riconoscono sollo forbici aperte pronte a colpire. TOR-TURE/torture/ il quadro è una tortura. Dipingendo ho la coscienza del dolore.

 

Come si fa a dipingere a “voce bassa” il dramma delle torture.

Urlo strozzato sull’ultimo pelo del pennello.

 

Non riesco ad aggiungere fantasia a questi fantasmi… i fatti solo lì, talmente crudeli che non si può aggiungere altro.

Basta solo guardare… di-segnare… l’angoscia sposa il segno… il tutto si riduce a tragedia… una tragedia che il pittore non può obliterare. Queste immagini non richiamano silenzio ma reclamano fastidio che procuri fastidio e malessere.

Forse è solo un tentativo per proteggersi… la pittura è salvifica, si vendica di chi ferisce e di chi vuole ferirti… ma la pittura non tollera.

 

 

Concetto Pozzati  2004